Antifragilità: accogliere le sfide per migliorarsi

Antifragilità: accogliere le sfide per migliorarsi

“Certe cose traggono vantaggio dagli scossoni; prosperano e crescono quando sono esposte alla volatilità, al caso, al disordine e ai fattori di stress, e amano l’avventura, il rischio e l’incertezza. Eppure, nonostante l’onnipresenza del fenomeno, non esiste una parola che descriva l’esatto opposto di fragile. Chiamiamolo allora «antifragile». L’antifragilità va al di là della resilienza e della robustezza.

Ciò che è resiliente resiste agli shock e rimane identico a se stesso; l’antifragile migliora”.

Sprouts in ground. Conceptual and agricultural scene.

Con queste parole Nassim Nicholas Taleb, ricercatore libanese, naturalizzato statunitense, esperto in matematica e finanze ed autore del testo “Antifragile: prosperare nel disordine” (2013), ha introdotto il concetto di antifragilità al mondo. Egli sottolinea la differenza tra resilienza e antifragilità, sostenendo che mentre il primo concetto implichi la capacità di resistere alle difficoltà della vita senza lasciarsi travolgere, il secondo richieda qualcosa in più: il reinventarsi e il trasformare le proprie abilità per rispondere meglio agli eventi futuri. Il messaggio sottostante il concetto di antifragilità è quindi “costruisco sistemi mentali sempre più adatti al superamento delle crisi”.

Altro aspetto importante messo in evidenza da Taleb è l’importanza di una certa quantità di caos e di disordine come generatori di vita, di nuove scoperte e sentieri che, a loro volta, possano tradursi in nuove capacità e potenzialità. Diversamente, l’eccessivo controllo produce immobilità e stagnazione, generando maggiore insicurezza a livello personale e sociale. È quindi dal caos che nasce l’ordine…anche nella mente! Pensiamo ad un bambino che, tentativo dopo tentativo, cerca di imparare a fare una cosa e che alla fine riesce a farla. Attraverso il caos, piano piano arriva a generare dentro di sé un po’ di ordine, facendo dell’esperienza vissuta una risorsa per affrontare ciò che verrà.

Questo concetto apre ad un diverso modo di concepire le difficoltà, ovvero non come qualcosa a cui dover resistere, ma come un’opportunità di crescita e sviluppo.

Ovviamente non è facile adottare un atteggiamento simile: è necessario attraversare prima una fase di debolezza per conoscere la sconfitta, la caduta, per toccare il fondo. Solo dopo aver tratto insegnamento dalle avversità, le nostre “ferite” potranno guarire, rivestendosi di un materiale nuovo e più forte. È così che si diventa antifragili.inizio

Tuttavia l’antifragilità non va concepita come l’opposto della fragilità, ma piuttosto come una capacità che si può sviluppare quando ci si trova in una condizione di particolare vulnerabilità.

Mai come in questo momento storico, tale concetto, seppur ripreso dall’ambito economico, è applicabile al campo psicologico. Basta pensare alla pandemia da Covid-19 o alla guerra Russia-Ucraina, per sentirci accomunati da un unico sentire, quello della fragilità, dell’impotenza e allo stesso tempo, della speranza di tornare al più presto alla normalità. Eppure la nostra epoca ci sta insegnando che l’imprevedibilità degli eventi non è più un’eccezione, quanto piuttosto la regola: ne consegue che per prosperare in un tale clima di incertezza, non sia più sufficiente resistere, ma occorra rinforzarsi, migliorare, crescere, proprio a partire dalle criticità.

Come fare?

La verità è che ognuno di noi ha in sé i semi dell’antifragilità: essi iniziano a germogliare con la curiosità e l’istinto esplorativo che tanto caratterizzano i piccoli; poi subentrano l’educazione, le istituzioni e la società con i loro vincoli e le loro limitazioni, inducendoci a “ridimensionare”, se non addirittura abbandonare quelle qualità. La buona notizia è che possiamo recuperarle e tornare ad allenarle!

Altrettanto importante è saper riconoscere le nostre abituali modalità di coping, ovvero le strategie che da adulti utilizziamo per superare crisi e difficoltà, in modo da poterle modificare, se disfunzionali. Possiamo iniziare a farlo cercando di abbandonare i nostri pregiudizi dinanzi a certe situazioni; stesso atteggiamento dovremmo avere nei confronti delle emozioni che proviamo in risposta ad esse. Un presupposto essenziale dell’antifragilità è difatti la vulnerabilità, intesa come accettazione del rischio di essere feriti, condizione necessaria per aprirsi al nuovo,conoscersi per scoprirlo e per poter trasformare il negativo in un vantaggio, il limite in un’opportunità.

Agire in modo antifragile, implica quindi una conoscenza profonda di sé e la consapevolezza dei propri limiti e risorse.

Esploriamo insieme le 4 dimensioni che compongono il costrutto dell’antifragilità (Anti-Fragility Questionnaire (AFQ), Giunti 2019):

  1. ADATTAMENTO PROATTIVO: capacità di reagire in modo proattivo di fronte a situazioni impreviste e in contesti nuovi e insoliti. La persona che lo possiede è in grado di modificare il proprio comportamento per poter risolvere una problematica, identificando priorità e risorse di cui dispone. Sa cogliere i vantaggi personali nell’affrontare eventi inattesi, evolve e potenzia le proprie capacità. Esemplificativa di tale dimensione, è la frase “mi ci trovo”.
  2. EVOLUZIONE AGONISTICA: motivazione verso situazioni nuove con la curiosità per il cambiamento e le sfide, contemplando anche la possibilità del fallimento, in vista di nuove opportunità. Esemplificativa di questa dimensione, è la frase “mi ci metto”.
  3. EQUILIBRIO EMOTIVO: capacità di riconoscere e stare a contatto con le proprie emozioni, trasformando il vissuto emotivo in energia o distaccandosi emozionalmente per gestire al meglio se stessi, cioè regolando le emozioni in modo funzionale. Esemplificativa di questa dimensione, è la frase “scelgo da quale posizione osservare gli eventi”.
  4. DISTRUTTIVITA’ CONSAPEVOLE: capacità di superare il condizionamento della conoscenza eliminando consapevolmente i vincoli psicologici che impediscono di vedere nuove opportunità. Parliamo di flessibilità cognitiva, pensiero divergente. Esemplificativa di questa dimensione, è la frase “libero da condizionamenti”.

fineDa tali considerazioni si possono trarre alcune domande utili alla riflessione in ottica antifragile, quando ci si trova in una situazione critica:

  • Cosa mi sta insegnando questa circostanza?
  • Che persona sarò una volta superata questa difficoltà?
  • Quali risorse personali sto riscoprendo affrontando questa situazione?
  • In che modo la mia esperienza potrà essere utile agli altri?

Teniamo sempre presente che l’antifragilità nasce indiscutibilmente dalla fragilità: solo quando abbiamo vissuto di persona gli effetti del caos o del destino, riusciremo ad irrobustire pelle, cuore e mente…solo allora capiremo che è indispensabile reagire, che non basta proteggerci, ma che occorre muoversi con intelligenza, sfruttare lo stress o le difficoltà per riemergere, crescere e prosperare durante la tormenta.

Bisogna avere un caos dentro di sé per generare una stella danzante

-F. Nietzsche-

Articolo a cura della dott.ssa Sara Belli

Lascia un commento!