Come conciliare maternità e lavoro

Il concetto di maternità si è profondamente evoluto nel corso degli ultimi decenni; per dare qualche dato:

– negli anni ’60 i numeri indicano una media di 2,5 figli per nucleo familiare;

– negli anni ’70 il tasso di fecondità diminuisce a meno di 2 per nucleo, in concomitanza della legge sul divorzio;

– negli anni ’80 e ’90 vedono la diminuzione dei matrimoni ed un incremento del lavoro femminile;

– negli anni 2000 c’è stata una lieve ripresa fino al 2010 a cui è seguito un calo della fecondità a seguito della crisi economica.

Ad oggi, in Italia, si è alzata notevolmente l’età in cui si diventa madri e come emerge dai dati riportati da Save the Children, molte donne si trovano costrette a rinunciare alla carriera professionale, dovendo scegliere fra il lavoro e l’ampliato impegno familiare: il 37% delle donne tra i 25 ed i 49 anni con almeno un figlio risulta essere senza occupazione, percentuale che sale all’aumentare del numero di figli, fino al 52,5 (donne con 3 o più figli).

Rispetto ad altri paesi europei, l’Italia non ha adottato politiche che favorissero la conciliazione della genitorialità e del mondo del lavoro, con una discrepanza ancora più marcata se rapportiamo il Sud al Nord d’Italia.pexels-alex-green-5699860

La prima domanda che molte donne si pongono è quando sia giusto rientrare a lavoro.

Ma esiste davvero un momento giusto per sé o per il bambino?

Diventare madre non vuol dire rinunciare ad essere donna o professionista, non ci sono risposte giuste, non esiste il momento perfetto; con la nascita di un figlio, vi è una fase di naturale squilibrio a cui seguono una riorganizzazione ed un riadattamento.

Il nuovo equilibrio che si viene a creare a volte si scontra con i dettami imposti dalla società attuale, in cui “chi si ferma è perduto”, ciò può inevitabilmente condurre a vissuti di inadeguatezza ed alla paura di fallire, ai sensi di colpa per la sensazione di “starsi perdendo qualcosa”, che siano i momenti della crescita del proprio bambino o le evoluzioni del proprio lavoro.

In Italia, purtroppo, c’è ancora molta strada fare per far sì che i genitori possano scegliere di creare una famiglia senza dover rinunciare a qualcosa, sentendosi tutelati e vivendosi il giusto equilibrio fra casa e lavoro.
pexels-jonathan-borba-3763583Vi può essere infatti una crisi di decisionalità: la maternità incide sul cambiare gli equilibri di vita, le esigenze e le priorità, la neo-mamma può scontrarsi con l’indecisione fra il riprendere a lavorare o dedicarsi ad un qualcosa di nuovo che possa conciliarsi maggiormente con le nuove esigenze familiari.

Un’altra delle preoccupazioni principali rimane sempre la potenziale reazione del proprio bambino rispetto all’assenza da casa ed a chi sia possibile affidarlo in quelle ore. Di sicuro rimane un periodo molto complesso quello della neogenitorialità, ma in questo la massima pianificazione può venire in aiuto, come anche un cambio di prospettiva rispetto a questa fase di cambiamento:

 

  • Rientrare a lavoro può essere un modo per riappropriarsi dei propri spazi e delle proprie energie.
  • Rientrare in contatto con altre persone può alleggerire il carico di stress che comporta la nascita di un figlio e può darci uno spazio di confronto.
  • Non perdere di vista l’importanza del work-life balance, è un elemento su cui lavorare fin dall’inizio, così da consolidarlo e da dare ad ogni membro della famiglia la possibilità di esplorare.
  • Non sottovalutare la possibilità di chiedere aiuto: in questa fase, è necessario contare sulla propria rete familiare e sociale, sia da un punto di vista emotivo-psicologico che organizzativo.
  • Consolidare una routine col proprio bambino durante la giornata aiuta nel momento della separazione: il bambino si sentirà più sicuro e si creeranno le basi per la strutturazione di un rapporto basato sul tempo di qualità e non sulla quantità di ore passate insieme. I bambini non hanno sin da subito la percezione chiara del tempo che passa, ma la routine insegna loro cosa viene prima e cosa dopo, rendendo prevedibile il loro mondo e, quindi, rassicurante.
  • Valutare pro e contro dell’affidamento ad un asilo nido o ad una baby sitter.
  • Conoscere a pieno gli strumenti a propria disposizione, come congedi parentali, maternità e paternità, permessi per l’allattamento, bonus bebè e voucher per l’iscrizione al nido, incentivi per le famiglie. La tutela è un passo che ognuno deve a se stesso e si può esserne padroni attraverso la consapevolezza e la conoscenza di tutti quegli strumenti che possono ammorbidire le richieste molteplici tra impegni e novità che riguardano la neomamma ma il nucleo familiare e la sua nuova strutturazione in generale.

Saggio può essere anche abbassare le aspettative circa la perfezione, provare ad essere non giudicanti con noi stesse in un momento delicato ed importante, ricordando questa importante citazione:

“La cosa più importante che aveva imparato nel corso degli anni era che non c’è modo di essere una madre perfetta ed un milione di modi di essere una buona madre.” (Jill Churchill)

Articolo a cura della dott.ssa Chiara Grimaldi Lattari

 

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