Temptation Island: rimedio a crisi e conflittualità di coppia? – Parte 2

Lunedì è andata in onda la quarta puntata di Temptation Island, confermandosi anche questa volta campione di incassi con 3.343.000 spettatori. Il rimbalzo sui social è stato immediato e virale, lo testimoniano i 148.000 tweet e l’utilizzo dell’hashtag ufficiale #TemptationIsland, che ha raggiunto la prima posizione delle Trending Topic.

Il programma indubbiamente piace. Piace perché va ad estremizzare una serie di situazioni che non avrebbero modo di concretizzarsi al di fuori del villaggio e della vita reale. Piace perché muove una vasta gamma di emozioni e di comportamenti in cui è possibile riconoscersi. Piace perché incuriosisce e perché, al tempo stesso, rappresenta un momento di distrazione e di evasione totale.

Abbiamo appurato nella prima parte dell’articolo (Temptation Island: rimedio a crisi e conflittualità di coppia? – Parte 1) che il gioco ha un duplice scopo: comprendere la natura dell’amore che lega i rispettivi partner e, contestualmente, metterlo alla prova, tentandolo. Proviamo quindi a riflettere insieme sulle emozioni e sulle dinamiche relazionali emerse durante le riprese del reality, per capire se un’isola di tentazioni può essere davvero lo spazio giusto in cui cercare di risolvere un conflitto di coppia.

tentazione1Esporsi volontariamente alle tentazioni non vuol dire necessariamente volervi cedere, ma mettersi nella condizione di ascoltare con attenzione i propri bisogni. Quando qualcuno riesce ad entrare negli “spazi intimi” della coppia e della relazione, diventando un oggetto del desiderio, ha trovato spazio e terreno fertile, ha ricevuto un invito e questo è indicativo di una mancanza, che sia di amore, di creatività, di insoddisfazione relazionale e/o individuale o di investimento nella relazione.

Lasciarsi tentare vuol dire assecondare il bisogno di cercare altrove ciò che manca nella coppia, privandola in questo modo delle cure e delle attenzioni necessarie per rafforzarla. La tentazione può tradursi in agito e diventare tradimento, può rimanere latente e non trovare riscontro nei fatti, oppure può essere un banco di prova necessario per sciogliere eventuali dubbi o perplessità.

Inevitabilmente però dalla tentazione originano tante emozioni e reazioni differenti.
LA GELOSIA
è sicuramente l’emozione cardine generata dal sapere che il proprio compagno/a è al centro di un interesse femminile diretto e contestualizzato. Emozione che nasce dalla paura di perdere l’altro, dalla frustrazione di non sentirsi unici e indispensabili, dal vivere l’altro come una proprietà, piuttosto che come un compagno. La gelosia nasce in quei rapporti in cui si vorrebbe avere un ruolo centrale nel mondo e nella vita del partner, per poi scoprire che ciò non può accadere. La gelosia, poiché strettamente legata alla possessività e all’emotività, spinge ad esasperare alcuni comportamenti che, a volte, possono essere eccessivi. In alcuni casi la gelosia, se vissuta a livelli di attivazione fisiologica accettabili e in presenza di accadimenti reali, è positiva e funzionale per il benessere della coppia, in altri invece, se generata da comportamenti che non trovano riscontro nella realtà e da azioni infondate, è assolutamente negativa e disfunzionale. Alcune forme estreme di gelosia posso essere collegate alla sfera della dipendenza affettiva, in cui si agisce sulla scia di un unico bisogno, il non voler rimanere da soli e questo porta ad agire tutta una serie di comportamenti volti a tenere l’altro legato a sé. Cantava Vasco “E’ più malattia, che non ci riesco, che non capisco proprio!!! Se tu sei solo Mia! Ma non Andare Via!

LA FIDUCIA è una delle emozioni più sollecitate. La fiducia libera dalla paura e dalla necessità di difendersi, è la condizione preliminare e indispensabile per ogni rapporto di intimità e di confidenza, in cui una persona può permettersi di essere se stessa, senza indossare maschere, senza recitare parti, senza dovere necessariamente soddisfare le aspettative altrui. La fiducia quando viene tradita porta con se dolore, delusione, incomprensione, colpevolizzazione, rabbia, inadeguatezza e sensi di colpa. Avere piena fiducia nel partner è difficile e richiede impegno, ma per il benessere della coppia si deve cercare di raggiungere un livello che dia sicurezza.

IL RISPETTO che, nella coppia, si traduce nella capacità di agire sempre comportamenti in linea con le regole relazionali, che sono imprescinscindibili. Il rispetto è ascoltare l’altro con attenzione, è provare stima per ciò che l’altro dice o pensa e dimostrarlo facendo attenzione alle sue parole, alle sue esigenze, ai suoi bisogni. Mancare di rispetto vuol dire, per esempio, utilizzare un linguaggio offensivo, venire meno alle regole, non mostrare attenzione. Capita spesso che la mancanza di rispetto venga minimizzata, trascurata, tralasciata, ma secondo Gottman, è segno inequivocabile che la continuità della coppia è a rischio.

Andiamo adesso a considerare tre frasi ricorrenti pronunciate dai partecipanti.

coppia_in_crisiIo lo cambierò
Cambiare qualcuno è impossibile perché amare vuol dire accettare l’altro esattamente così com’è e questa è la forma più alta di rispetto in una coppia. Non possiamo cambiare l’altro, forzandolo a diventare qualcuno che non è, solo per un nostro desiderio, perché manchiamo di rispetto ogni volta che smettiamo di scoprire chi abbiamo di fronte, ogni volta che diamo gli altri per scontato, che ci convinciamo di averli capiti e smettiamo di imparare chi sono. Il rispetto nella coppia emerge dalla nostra costante ricerca di scoprire chi sta diventando l’altro, consapevoli che giorno dopo giorno, sia noi che gli altri, siamo in continuo cambiamento.

È tutta colpa mia
“Ho sbagliato tutto; è tutta colpa mia”. Frasi come queste sono molto ricorrenti quando finisce una storia o quando qualcosa non funziona all’interno di una relazione sentimentale. Solitamente sono le donne a dirlo, a colpevolizzarsi, a sentirsi sbagliate o inadeguate. A pensare di “non fare abbastanza”, di “non aver fatto abbastanza” o di “aver sbagliato” nel rapporto, queste sono false credenze legate alla radicata incapacità delle donne nel dire “no”, a niente e a nessuno. Il senso di colpa è intrinsecamente legato a una bassa autostima, a un basso concetto del valore di sé, è causa di insicurezza e questo va a discapito di una relazione sana e soddisfacente.

domande-risposte-400x355Devo capire se lo amo abbastanza
L’amore non contempla condizioni o misure, quindi neanche l’avverbio “abbastanza”. Devo capire se lo amo o se non lo amo, punto, ma anche questa formulazione potrebbe essere fuorviante. Sarebbe più corretto chiederci se vogliamo farlo oppure no, perché solo così, solo amando,  la confusione svanisce, perché non c’è mai stato motivo di chiederci se amassimo o meno qualcuno. “Questo non è amore, l‘amore è un’altra cosa – queste sono state le parole di una delle partecipanti – io merito di amare e di essere amata, merito una persona che mi renda felice“.

Alla luce di queste riflessioni quello che più manca ai partecipanti è proprio l’unica cosa in grado di legare questi aspetti all’interno della dimensione di coppia: la comunicazione. Osservare i comportamenti del proprio partner a distanza e saper gestire le proprie reazioni è anche il frutto di una buona comunicazione di coppia. Quando la conflittualità è esasperata dalla distanza, dai dubbi e dall’incomprensione una coppia dovrebbe attingere alle proprie risorse interne, proprio quelle che dovrebbero fornire stabilità a ciascun partner, perchè costruite insieme e condivise nel tempo. Un’isola di tentazioni può essere lo spazio in cui cercare di risolvere un conflitto di coppia, solo se alla base c’è una dimensione relazionale reale e solida, basata su emozioni, valori e regole condivise, altrimenti diventa solo uno spazio incontrollato in cui far emergere tutte le diversità e le dissonanze di una coppia.

 Articolo a cura della Dott.ssa Nicoletta Remiddi

Lascia un commento!