Malattie neurodegenerative e deglutizione: ruolo del logopedista

Le malattie neurodegenerative costituiscono un insieme di patologie caratterizzate da una irreversibile e progressiva perdita di cellule neuronali in determinate aree del cervello. Le patologie rientranti nel gruppo delle malattie neurodegenerative sono diverse, le cause e l’insorgenza sono ancora poco chiare.

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Ad ogni modo, si ritiene che nello sviluppo delle malattie neurodegenerative vi sia il coinvolgimento di più fattori. Fra questi spiccano quelli di origine genetica ed ereditaria, e quelli di tipo ambientale.

Le malattie neurodegenerative possono manifestarsi in diverse modalità, a seconda dell’area del cervello interessata dalla perdita neuronale e a seconda del tipo di neuroni che vengono colpiti.

Tuttavia, generalmente, tutte queste patologie presentano tre punti in comune:

  • Esordio subdolo e insidioso, poiché nella maggior parte dei casi l’inizio della malattia è asintomatico e i sintomi si manifestano solo in seguito, quando il danno neuronale è piuttosto esteso
  • Progressione irreversibile, poiché, purtroppo, ancora oggi non esistono cure in grado di arrestare definitivamente le malattie neurodegenerative
  • Trattamento sintomatico

Fra le malattie neurodegenerative più conosciute, ricordiamo:

  • Morbo di Parkinson
  • Morbo di Alzheimer
  • Sclerosi Multipla
  • Sclerosi Laterale Amiotrofica
  • Demenza

Nell’immaginario comune, si pensa che il logopedista si occupi solo di disturbi del linguaggio e della comunicazione.

In realtà assume un ruolo fondamentale anche in un’altra branca che è quella dei disturbi della deglutizione.

L’identificazione della malattia che porta a disfagia è indispensabile per conoscere il decorso e la prognosi della disfagia.

La disfagia è un disturbo spesso sottovalutato soprattutto in fase iniziale o nelle sue forme più lievi. È bene non sottovalutare e trascurare i sintomi apparentemente lievi come:

  • Tosse durante i pasti
  • Difficoltà a controllare il cibo in bocca
  • Sensazione di soffocamento
  • Incapacità di controllare la salivazione
  • Voce gorgogliante dopo la deglutizione
  • Riflesso del vomito frequente
  • Rigurgito

Il sintomo tipico della disfagia è la fatica nel far passare cibi e bevande, il paziente spesso descrive una sensazione di blocco.

 

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La disfagia:

  • consiste nell’oggettiva difficoltà nel deglutire alimenti, o che il cibo ingerito resti a metà strada tra la bocca e lo stomaco
  • è motivo di ansia e preoccupazione, comporta un disagio notevole durante i pasti rendendo l’alimentazione un momento complicato quando si è da soli e/ o in compagnia degli altri
  • Può presentare diversi livelli di gravità e in alcuni casi può essere necessario sospendere l’alimentazione per bocca

La disfagia se non gestita correttamente può portare a conseguenze acute e pericolose:

  • rischi di soffocamento
  • polmonite ab ingestis, in alcuni casi ci può essere aspirazione silente cioè il paziente non mostra né tosse né altri segni ed è una situazione pericolosa. In tal caso può essere presente febbre
  • malnutrizione
  • disidratazione

disagio e depressione, spesso il disagio provocato dalle difficoltà deglutitorie porta a un progressivo isolamento e innesca una serie di problemi psicologici che possono portare a disagio emotivo e disturbi dell’umore.

È indispensabile ricorrere ad una valutazione specialistica e ad una eventuale presa in carico precoce.

Il logopedista:

  • ha un ruolo primario nella prevenzione attraverso screening mirati, nella valutazione, nella presa in carico riabilitativa dei disturbi della deglutizione, fino all’assistenza domiciliare
  • effettua un intervento globale che necessita di una rete di specialisti che intervengono nella gestione dell’alimentazione e nel supporto di problematiche secondarie legate alla gestione dell’emotività
  • utilizza stimolazioni specifiche di tipo motorio e sensoriale, stimolazioni funzionali e manovre di facilitazioni, interventi di compensazione mediante strategie di compenso posturale, alimentare e/o manovre di deglutizione.

Il percorso riabilitativo comprende anche la formazione del caregiver all’aderenza del programma riabilitativo nonché alle condotte per l’assistenza al pasto e al ricorso alle procedure d’emergenza in caso di necessità.

La disfagia può incidere su aspetti culturali ed emotivi, sia collettivi che personali: il momento del pasto oltre ad assolvere alla funzione nutritiva riveste un significato di partecipazione ed identità sociale, di piacere, di relazione affettiva e di comunicazione.

Nulla sarebbe più faticoso che mangiare e bere se Dio, oltre che una necessità, non ne avesse fatto un piacere” (Voltaire)

Articolo a cura della dott.ssa Antonella Cuviello

 

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