Mamme sull’orlo di una crisi di stress
Da poco abbiamo festeggiato la ricorrenza della festa della mamma. Essere mamme è un’esperienza coinvolgente e travolgente, spesso, sin dal primo momento in cui si apprende che si sta aspettando un fagottino, le emozioni sono così forti e potenti da stravolgere il proprio mondo, se non vogliamo contare tutte le speranze ed i sogni ad occhi aperti che si fanno già da quando si progetta una gravidanza. La maternità è un vissuto complesso, che mette in gioco tutte le risorse della donna, del papà, e della relazione di coppia, e ridefinisce i ruoli e le relazioni anche rispetto alla famiglia intesa in senso più ampio, coinvolgendo le famiglie di origine di ciascun nuovo genitore. La genitorialità è capace di donare gioie prima d’ora neanche immaginate, ma è senz’altro un impegno grande e costante, fatto di grandi responsabilità. Può capitare, perciò, di sentirsi giustamente molto stanchi o a volte in difficoltà. A volte le mamme possono sentirsi molto stanche, ma addirittura può succedere di sentirsi costantemente sotto pressione mentalmente per via di impegni, ansie, preoccupazioni e innumerevoli cose da ricordare.
Se è assolutamente reale il carico di lavoro che comporta accudire i bambini, badare alla casa e, per alcune, mantenersi anche un lavoro, può accadere che a tutto questo si aggiunga un peso ulteriore. Quando parliamo di persone estremamente stressate ci accorgiamo, infatti, che il carico di stanchezza viene notevolmente peggiorato dalla stanchezza mentale, da quell’esercizio costante al ricordare, prevedere, anticipare, preoccuparsi di quello che bisogna fare o di quello che sarà.
Spesso sono proprio le mamme a subire questa pressione mentale, data dall’ipervigilanza, cioè l’essere perennemente e costantemente attente ai bisogni degli altri, ai pericoli reali e possibili, ad ogni segnale relativo alla gestione e al benessere della famiglia. Pensare continuamente è già un’attività: ricordare gli impegni di tutta la famiglia, le scadenze della gestione della casa, pensare a come occuparsi al meglio delle esigenze dei figli, a come risolvere i problemi sul lavoro, preoccuparsi anche di riuscire a mangiare sano, mantenersi belle e piacenti per se stesse e, non ultimo, pensare a come ritagliarsi dei momenti per la coppia , per sé e per la vita sociale… il pensiero di tutto questo è già un lavoro ed un carico mentale. Il pensiero circa l’organizzazione di tutti questi aspetti grava tanto quanto le attività pratiche messe in atto per soddisfare ognuna di queste esigenze, determinando uno stato di stress ed affaticamento mentale continuo. Spesso si tratta di pensieri circa l’organizzazione , ma anche l’anticipazione, di quello che potrebbe (forse) accadere. Sebbene sia normale e fisiologica una quota di pensiero rivolto al futuro ( e la preoccupazione è in parte insita nella genitorialità stessa che presuppone il preoccuparsi della vita di qualcun’altro) è importante che questo lavorio continuo mentale non diventi un sovraccarico costante ed invadente ulteriore, tanto da disperdere grossa parte delle nostre energie, ed indurci in uno stato di stress costante che non può lasciarci mai.
Le persone che pensano a tenere le fila di tutto, si preoccupano spesso e fortemente per cose che probabilmente non accadranno mai, e sono completamente sbilanciate sui bisogni altrui, tanto da non sentire più i propri, si affaticano molto di più. Potrebbe capitare che lo sforzo di mantenere costantemente un così alto livello di attenzione porti per contro a dimenticanze, affaticamento, spossatezza, qualità scarsa del sonno.
Questo accade soprattutto in quelle situazioni in cui la mamma è la sola ad avere la funzione di “colei che si prende cura”, il perno centrale della famiglia, sempre pronta a dare, anche a costo di ammalarsi di fatica, non essendoci una condivisione delle urgenze e delle responsabilità. Per evitare tutto ciò, ogni mamma dovrebbe chiedere e pretendere una partecipazione sostanziale del papà nell’accudimento e nell’organizzazione del bambino. Lasciare spazio al proprio compagno non rende la mamma meno materna o meno capace, ma consente di creare la possibilità per la crescita del rapporto e dell’attaccamento padre-bambino, rendendolo forte e solido. E’ importante che ogni mamma si dia il permesso di sbagliare, fare dei tentativi, di non essere perfetta…nessuno lo è e chi agli occhi della mamma sembra tale, probabilmente nasconde quelle che sono le proprie difficoltà. Delegare, infatti, non è sintomo di disinteresse (e su questo punto le donne spesso fanno fatica, figuriamoci quando sono mamme, per via di un’educazione incentrata per il sesso femminile sulla rinuncia, sul sacrificio, sull’abnegazione totale per il benessere dell’altro), non è nemmeno un’ammissione di incapacità. Delegare, infatti, è una strategia che consente di utilizzare le proprie risorse di rete sociale in cui si ripone fiducia ( i nonni, il proprio partner, le amiche, le altre mamme ecc). Ammettere di essere stanchi non vuol dire che si sta perdendo la testa, il controllo, o che si sia stanche e pentite della propria famiglia a cui non si vuole abbastanza bene. Quando una mamma dice di essere stanca è stanca PUNTO.
Non ci sono altri significati terribili da attribuire a questo stato. Chiedere aiuto, delegare, sfogarsi, rimandare sono tutte piccole strategie che possono evitare una crisi di stress ed allentare il carico mentale che ognuno di noi può ed è legittimato a sentire nell’arco della vita. Imparare a godersi il momento presente è un altro sistema per fermare lo scorrere infinito dei pensieri e delle preoccupazioni, radicarsi nel presente ci consente di calmare la mente e trarre gioia dalle cose belle che stiamo facendo. Ogni mamma, infine, dovrebbe smetterla di pretendere la perfezione da se stessa, non esiste il manuale di istruzioni per il mestiere di genitore, ed ogni consiglio può rivelarsi inutile, perché la relazione tra una mamma e quel suo specifico bambino è unica ed irripetibile, perciò bisogna imparare a schermarsi anche da tutte quelle persone che vogliono caricare la mamma con consigli, direttive ecc non richiesti o dati in momenti non congrui. Ognuno di questi piccoli passi può aiutare a scrollare via un po’ di fatica, lasciando lo spazio alla possibilità di godersi tanti bei piccoli momenti quotidiani e di affrontare le difficoltà una per volta per quelle che si presentano nel presente, arrivando ad essere più serene.
Articolo a cura della Dott.ssa Anastasia Zottino
Eccomi, presente.
Madre stanca. STANCA.
Ma sono sola a crescere due figlie.
Non ho NESSUNO cui delegare un poco della mia fatica.
Date tutti per scontato che i figli abbiamo sempre entrambi i genitori o i nonni.
Ma i nonni muoiono.
Talvolta anche i genitori.
E il superstite si ritrova solo e stanco. Tanto. Troppo…
Gentilissima,
intanto la ringrazio per l’attenzione rivolta alla lettura dell’articolo e per aver espresso il suo punto di vista circa il tema trattato. E’ vero, per ragioni di praticità e sintesi a volte si parla di situazioni tipo senza affrontare le declinazioni più specifiche di una problematica o di situazioni meno diffuse. Credo che la stanchezza dell’essere da soli sia legittima e naturale: quando tutte le responsabilità sono sulle sole nostre spalle il peso può essere importante. Questo ovviamente non vuol dire che a pesarci siano i nostri figli, ma che a volte vorremmo appunto qualcuno con cui dividere la fatica, cui chiedere un consiglio. Quando la rete familiare viene meno, per vari motivi, non dobbiamo dimenticare che possiamo creare una rete amicale ma anche con i servizi che sostengono le famiglie proprio per non lasciare che pesi e solitudine ci trovino da soli. Mi rendo conto che la situazione di cui parla è dura e sensibile, e lei fa parte di quei super genitori che in un modo o nell’altro cercano di fare il meglio con tutte le loro forze, anche per colmare per i figli le mancanze che si sono create. Creare una rete di supporto alternativa può essere anche un buon insegnamento per i più piccoli, trasmettendo la possibilità di creare legami significativi con il mondo esterno che possano essere di supporto emotivo e pratico. Ci sono mancanze insostituibili, ma ci si può aprire alla relazione con l’altro e creare una rete di salvataggio altra valida e sicura.
Le invio un abbraccio e un grande in bocca al lupo per tutto.
ciao e complimenti per l’articolo, ho visto anche questo che sembra essere molto interessante https://saperedonna.it/stress-da-mamma/
Grazie per aver scelto il nostro contenuto e per la segnalazione.
Buonasera, chi scrive è una mamma e nonna che aiuta una figlia 50 anni con 2 figli 15 1 18 rimasta vedova da 8 anni! Loro abitano sopra il nostro appartamento e 2 mesi fa l’appartamento è andato a fuoco! Ora sono giu2con noi e d io aiuto con pranzi bagni biancheria spese alimentari ! Naturalmente in casa c’è tantissimo da fare ma ciò che mi fa male é notare che mia figlia o non se ne rende conto o chiude gli occhi bon sposta nemmeno una sedia! Cerco di comprendere il disagio e continuo a prodigarmi ma la sto guardando con occhi diversi quasi da sconosciuta Mio marito dice fatti valere! Come devo comportarmi? Grazie!
Buonasera Giuliana.
Grazie per averci dedicato del tempo di lettura e per averci affidato le tue sensazioni di questo periodo.
Sicuramente il vostro sistema familiare è sottoposto ad uno scossone importante, sia per l’evento che mi dispiace abbiate dovuto subire, sia per le sue conseguenze a vari livelli pratici ma anche emotivi, appunto. Quando un figlio si stacca dalla famiglia di origine e crea il suo nucleo si creano nuovi equilibri e ruoli che stabiliscono anche dei confini che, in questo momento, sono rimescolati forzatamente e che, quindi, possono assumere una connotazione un po’ confusa e difficilmente gestibile. Potrebbe, sua figlia, essere rientrata nel ruolo in cui appunto, da figli, ci si lascia accudire, si delegano delle responsabilità ai genitori adulti, e forse questo può essere indicativo di un suo momento di difficoltà in cui pesa la solitudine, l’avercela fatta da sola fino ad ora con i figli. Dall’altra parte c’è lei con il suo naturale senso di accudimento che però non può diventare un esaurimento delle sue risorse ed energie. Quello che siete chiamati a fare in questo momento è ristabilire ruoli e responsabilità in un contesto di convivenza forzata che ha bisogno di essere regolato per non diventare una bomba ad orologeria di tensioni non esplicitate e di chiusure dovute ai vari dispiaceri e disagi che ognuno sta provando. Ovviamente quello che le dico si basa su poche righe ed è sempre difficile potersi esprimere non conoscendo i fatti ma soprattutto le persone dietro ad essi. Ma lei quella figlia che adesso sembra una sconosciuta in realtà la conosce bene, si tratta di ritrovarla sotto le vesti che indossa in questo momento. Parlarsi apertamente cercando di comprendere, accogliere ed empatizzare, mostrando il proprio punto di vista è sempre una modalità di apertura e confronto che può aprire a sviluppi positivi ed inaspettati. L’amore non è minore se si pongono dei confini, anche invitando una persona che vediamo in difficoltà a prendersi cura di sé e della propria fragilità.