Amore 2.0 : relazioni nell’era degli smartphone
Sempre connessi, sempre in rete. Appena svegli, a tavola, in palestra o al parco, gli smartphone sono diventati strumenti indispensabili nel corso delle nostre giornate. Hanno rivoluzionato la nostra quotidianità e le nostre abitudini. Ma quanto hanno cambiato invece le nostre relazioni?
Molti ricorderanno il film uscito questo inverno in tutte le sale cinematografiche, “Perfetti Sconosciuti”, che racconta dei segreti inconfessabili nascosti dentro i nostri cellulari. L’intero film è basato su un gioco condiviso tra coppie di commensali: lasciare i propri cellulari al centro del tavolo e leggere ad alta voce i contenuti che da quel momento in poi sarebbero arrivati. Il gioco si trasforma ben presto in un labirinto senza via d’uscita per quasi tutti i personaggi e le loro relazioni. Tutti avevano dei segreti da nascondere, tutti avevano bisogno di occultare qualcosa.
Gli smartphone sono divenuti veri e propri contenitori di vite segrete, mondi paralleli protetti da password, codici Pin, impronte digitali o camuffati dietro falsi nomi in rubrica, chat eliminate o archiviate, nickname segreti.
Ma da chi e da cosa ci si nasconde? Da un partner, dai giudizi di un amico, dalle aspettative di un familiare?
Lo smartphone racchiude verità importanti sui nostri desideri, bisogni, paure, speranze, fragilità, emozioni. È tutto dentro contenuti salvati, messaggi inviati, cronologia di navigazione, applicazioni scaricate, account bloccati e ancora tanto altro. Tutto ciò che facciamo con il nostro cellulare sembra rappresentare una parte di noi.
Perché tutto questo timore di mostrarci per quello che siamo e per ciò che vogliamo? Prima ancora di mentire a chi abbiamo accanto, dovremmo interrogarci sulla possibilità che ciascuno non menta in realtà a se stesso. La realtà virtuale potrebbe essere il riflesso dell’incapacità di guardarsi e guardare con chiarezza chi siamo, cosa cerchiamo e dove vogliamo andare. Il virtuale come possibilità di rifugio ed evasione da una realtà che non sempre ci mette a nostro agio, con cui non siamo esattamente in armonia. Ci si crea una vita simultanea, in cui catapultarsi per evitare di soffermarsi su di sé e provare a stare con ciò che c’è in quel particolare momento della propria vita. Per cui, a seguito di questa riflessione, la mia domanda è: prima di essere connessi in rete, siamo sicuri di essere connessi a noi stessi?
Jung diceva: “non puoi fuggire da te stesso per sempre, devi fare ritorno, riuscire ad Amarti” . L’amor proprio è prerogativa indispensabile alla possibilità di amare autenticamente qualcun altro, è la base per qualsiasi relazione di reale condivisione e rispetto per sé e per l’altro.
Articolo a cura della dott.ssa Sonia Pignataro