Educare i propri figli alla felicità

Educare i propri figli alla felicità

Di cosa ha bisogno un bambino per diventare un adulto equilibrato e sereno, in una sola parola, felice? Se avessimo una risposta univoca, valida ovunque e per chiunque, troverebbero soluzione i mille dubbi che quasi quotidianamente i genitori si pongono sull’educazione dei loro figli.

Il tema dell’educazione dei bambini è un tema molto sentito dagli adulti che, nel loro ruolo di genitori, nonni o educatori sentono di avere una grande responsabilità nei confronti dei propri piccoli, ovvero, quella di insegnare loro cos’è la vita e quali siano i valori chiave per costruirsi un futuro soddisfacente. È chiaro che non esiste una ricetta universale per una crescita felice: parliamo di una realtà complessa e variegata che dipende da una molteplicità di fattori quali, i bambini stessi, con il loro temperamento e le loro caratteristiche uniche ed irripetibili, l’ambiente in cui si sviluppano e gli adulti con cui essi si relazionano. È però possibile educare alla felicità, facendo in modo che i nostri figli possano crescere in un ambiente responsivo, capace di accogliere e rispondere adeguatamente ai loro segnali, entrando in sintonia con il loro stato d’animo.

Educare alla felicità vuol dire quindi “soddisfare il bisogno primario del bambino di essere in relazione (importante tabambino-felicento quanto nutrirsi o respirare), aiutandolo a riconoscere, accettare e regolare le proprie emozioni per costruirsi un’idea positiva di sé e del mondo”; vuol dire prepararlo, sostenendolo nel prendere consapevolezza del proprio “sentire”, a diventare un adulto solido e resiliente, due ingredienti che gli esperti ritengono essenziali ai fini di una vita felice.

Parliamo quindi di un’attività non solo possibile, ma di cruciale importanza, soprattutto se messa in pratica sin dai primi anni di vita, quando il cervello attraversa la sua fase di massima plasticità. Ovviamente educare alla felicità non vuol dire insegnare ad un bambino ad essere felice sempre … sarebbe impossibile, poiché ciascuno di noi nel corso della propria vita può trovarsi inevitabilmente ad affrontare degli eventi negativi emotivamente e/o fisicamente difficili da gestire.

Martin E.P. Seligman, descrive il concetto di la felicità con il termine Flourishing (fiorente-fioritura), per spiegare come al pari di un albero sviluppatosi in modo sano, anche un bambino a cui viene data l’opportunità di esprimere a pieno le sue potenzialità, a suo tempo “fiorirà”. Parliamo di quegli alberi la cui bellezza può essere ammirata sempre, non solo nel periodo della loro massima fioritura, ma anche in altre stagioni (ad es., quando cadono le foglie in autunno). Il concetto di Flourishing sta quindi ad indicare quello stato di benessere che l’individuo sperimenta quando raggiunge un buon equilibrio emotivo e relazionale, quando si sente realizzato in primis, nel rapporto con se stesso e, in secondo luogo, con gli altri.albero fiorito

Ne consegue che un bambino che ha potuto godere di relazioni significative sane, sperimentando la gioia dell’essere accolto, sostenuto e contenuto nei suoi bisogni affettivi, quasi certamente, diventerà un adulto:

resiliente, in grado di trovare risorse positive in sé per superare in modo costruttivo situazioni traumatiche e riorganizzare positivamente la propria vita;

positivo, ossia equilibrato sia interiormente che in rapporto al mondo esterno, oltre che capace di accettare anche le emozioni negative che avrà modo di esperire;

dotato di flessibilità psicologica, ovvero in grado di riflettere sugli stati psicologici propri ed altrui.

Secondo Iben Sandhal, psicologa danese e Jessica Alexander, giornalista americana (sposata con un danese), il segreto per crescere bambini resilienti, emotivamente sicuri e felici (che a loro volta, diverranno adulti resilienti, sicuri e felici) è racchiuso nell’acronimo P.A.R.E.N.T. (genitore), una sorta di guida a beneficio dei genitori di tutto il mondo. Per circa 40 anni, la Danimarca è stata difatti in vetta alla classifica del World Happiness Report, la classifica dei Paesi più felici stilata annualmente dalle Nazioni Unite.       Ma nello specifico, in cosa consiste l’approccio danese alla felicità? Essenzialmente in sei punti:

  • Play (Gioco): più gioco libero. A differenza dell’Italia, in Danimarca si attribuisce molta importanza al gioco libero, specie se all’aria aperta. Esso è considerato utile allo sviluppo della resilienza e della capacità di gestire ansia e stress. Rapportarsi tra coetanei e fratelli senza l’interferenza dell’adulto è considerata tra le attività più importanti per la  crescita dei bambini.
  • Authenticity (Autenticità): sincerità. SI ALLA VERITA’, chiaramente se spiegata con parole adatte all’età del bambino; SI ALLE LODI, purché siano autentiche, poiché i complimenti eccessivi o forzati possono risultare vuoti, oltre che dannosi per l’autostima. Non solo, sarebbe preferibile elogiare l’impegno e gli sforzi compiuti dal bambino nel portare a termine un’attività, piuttosto che il risultato finale: in questo modo il bambino impara che ha più valore il processo, che il giudizio sull’esito.
  • Reframing (Ristrutturazione): sta ad indicare la capacità di guardare una situazione spiacevole da un altro punto di vista, affinché possa apparire un po’ meno negativa. Portare i bambini a capire  le ragioni connesse alle loro emozioni o azioni, li aiuterà ad essere maggiormente consapevoli del perché si sentono in un certo modo (ad esempio, quando sono molto arrabbiati). Ristrutturare non vuol dire ignorare la negatività di un evento, ma ricercarne dei dettagli positivi; è un’abilità su cui si basa la resilienza e può essere appresa e quindi insegnata, anche ai più piccoli.
  • Empathy (Empatia): parliamo della capacità comprendere in maniera immediata lo stato d’animo di un’altra persona. E’ un’abilità che si apprende nell’infanzia nell’ambito della relazione con la figura di attaccamento: è attraverso la sintonizzazione con lo stato emotivo del caregiver (la madre, in particolare) che il bambino impara a riconoscere le emozioni altrui e a sperimentare le sue. A tal proposito, le fiabe possono costituire un utile strumento per mettere a contatto il bambino con diversi tipi di emozioni, comprese quelle negative.
  • No ultimatums (No agli Ultimatum): le autrici sostengono che se si comanda incutendo paura, si finisce per promuovere paura, non rispetto. L’indicazione quindi è “PIU’ AUTOREVOLEZZA E MENO AUTORITARISMO”, ricordandosi che non esistono bambini cattivi, ma solo cattivi comportamenti e che per pretendere che si rispettino delle regole bisogna prima accertarsi che esse siano state effettivamente comprese.
  • Togetherness (Intimità): è ciò che i danesi definiscono “hygge” e sta ad indicare uno stato di intimità familiare che raggiunge il suo massimo livello quando ci si riunisce (per una cena, a natale, per una gita fuori porta, ecc.) per trascorrere del tempo insieme, senza alcuna barriera. È una condizione da cui i bambini traggono grande beneficio, poiché nessuno quanto loro, ama passare del tempo con la propria famiglia in tranquillità e in assenza di conflitti. “Dedicarsi del tempo di qualità” … questo è ciò che i bambini maturano da tale esperienza.

Infine, ma non in ordine di impfiglio3-350x320ortanza, come afferma Lidia Piatti nel suo libro “Genitori felici” , “bisogna cercare di vivere sulla propria pelle la felicità, dal momento che i figli osservano e imparano più dall’esempio che dalle parole”. I genitori devono tener presente che i bambini imparano per imitazione ed assorbono ogni cosa dall’ambiente circostante senza alcun filtro; pertanto, è essenziale che anche essi si riservino degli spazi per sé, per ricaricarsi facendo ciò che più amano fare, nutrendo in tal modo quel “bambino interiore” che ciascuno di noi ha dentro di sé e che necessita di cura ed attenzione anche in età adulta.

Articolo a cura della dott.ssa Sara Belli

 

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