Figli super impegnati e genitori ansiosi: qual è la relazione?
In una società competitiva come la nostra, dove “l’essere al passo con i tempi” e il “primeggiare” vengono proposti come obiettivi imprescindibili, il rischio è quello di ritrovarsi in balìa di un eccesso di stimoli, impegni, ansie ed aspettative irrealistiche circa il proprio avvenire. Questo vale per gli adulti, quanto per i bambini! Al giorno d’oggi, sono sempre di più i ragazzini oppressi da una moltitudine di attività che, non solo li sottopone ad un forte stress psico-fisico, ma li costringe anche a rinunciare al loro essere “bambini” e quindi al loro diritto ad oziare, fantasticare, inventare e perché no, sbagliare!
Riempire le giornate dei propri figli con innumerevoli e svariate attività extrascolastiche, riducendo al minimo i momenti in cui possano dedicarsi liberamente al “fare” o al “non fare” della loro età, vuol dire impedire loro di scegliere autonomamente e di conseguenza, di commettere errori, quegli errori senza i quali è impossibile crescere.
Un ragione di questa tendenza ormai comune a molte famiglie, sta nel fatto che mai come oggi, il futuro dei giovani appare incerto e minaccioso, motivo per cui, molti genitori, spesso i più ansiosi o i più ambiziosi, tendono ad agire preventivamente, sostituendosi ai propri figli nella scelta della scuola, dello sport, degli amici o della futura professione, nell’invano tentativo di proteggerli da possibili frustrazioni.
L’obiettivo principale è quello di avere dei “figli all’altezza di ogni situazione” e allo stesso tempo di spingerli verso direzioni apparentemente più proficue o semplicemente più sicure. Il problema è che a farne le spese sono i ragazzi stessi, con le loro aspirazioni, i loro bisogni, i loro desideri e, laddove non vi sia la forza di ribellarsi, il rischio è quello di sentirsi inadeguati, incapaci di corrispondere alle aspettative dei propri cari (o della società), crescendo così poco consapevoli ed insicuri circa le proprie capacità di far fronte al domani. Questo dover essere “capaci ed impegnati ad ogni costo”, sottopone i giovani ad una pressione spesso insostenibile: non è un caso che l’ansia, l’iperattività, le condotte aggressive o le difficoltà di attenzione-concentrazione, siano in crescita nell’epoca attuale.
Al giorno d’oggi, si è portati a credere che avere del tempo libero da dedicare a ciò si ama o semplicemente al “dolce far niente”, sia indice di scarsa dedizione alla costruzione del proprio futuro, mentre è del tutto sano lasciare che i propri bambini, crescendo, possano continuare ad avere degli spazi che siano solo loro, in cui possano gestirsi autonomamente nelle loro attività preferite, scoprendo il valore dello stare assieme con i compagni del cuore o dello stare da soli, del gioco o perché no, della noia, a volte. È infatti dall’ozio e dai momenti di pausa, che nasce la creatività e che si ha l’opportunità di pensare, escogitare ed elaborare nuove strategie per far fronte ai problemi, rinforzando quell’abilità chiamata “problem solving” tanto utile nel lavoro, quanto nella vita. Non solo … è lontano dai condizionamenti esterni, dalle routine o dai ritmi rigidamente scanditi, che si può fare spazio alla conoscenza di sé, all’elaborazione delle proprie emozioni e alla costruzione di possibili scenari per il proprio futuro.
Non è certamente una colpa, desiderare il meglio per il proprio bambino, ma non a costo della libertà di scelta di quest’ultimo, poiché, seppur con le migliori intenzioni, il coinvolgimento eccessivo nella vita dei nostri figli, rischia di farci perdere di vista il loro volere. Altro rischio è quello di farne oggetto di proiezione di sogni che sono solo NOSTRI e che, inconsapevolmente, vorremmo veder realizzati attraverso loro.
Spesso, dietro bambini/ragazzi super impegnati ci sono genitori ansiosi, desiderosi di veder primeggiare i propri figli in delle sfide assolutamente inappropriate per la loro età: “helicopter parents” (genitori elicottero) è un’espressione (diffusa nel mondo anglofono) che da decenni viene utilizzata per definire quei genitori che “ronzano” continuamente attorno alle decisioni dei propri figli, limitando, con il loro essere troppo presenti (sia fisicamente che psicologicamente) la loro autonomia. Un’interessante studio australiano, condotto su 200 bambini valutati in tre diverse età, dimostra difatti che l’eccessivo coinvolgimento genitoriale (in particolare materno), predice in maniera significativa una diagnosi clinica di ansia negli anni a venire.
E allora, qual è il confine fra il prendersi cura della crescita culturale dei propri figli e l’imposizione del proprio volere? Cosa può fare il genitore, all’interno della relazione con il proprio bambino, per non rischiare di sovraccaricarlo di aspettative e pressioni eccessive?
- In primis, ascoltarlo, per cercare di decifrarne desideri, ambizioni ed emozioni;
- “allentare la presa”, accettando che il figlio possa essere o volere qualcosa di diverso da ciò che si era fantasticato o sperato per lui;
- seguirne la crescita “dietro le quinte”, affinché possa sperimentarsi e scoprirsi attraverso le sue scelte, acquisendo quel po’ di sicurezza necessaria per affrontare il domani;
- incoraggiarlo, sostenerlo e allo stesso tempo, responsabilizzarlo rispetto alle sue decisioni;
- avere fiducia nelle sue capacità;
- dargli dei confini, all’interno dei quali esso possa sentirsi libero di agire e di sbagliare;
- insegnargli che l’unica competizione che vale la pena intraprendere è quella con se stessi e che il confronto con gli altri deve essere fonte di arricchimento, non di gelosie o frustrazione;
- riservarsi degli spazi di condivisione e di scambio con lui, al di là delle attività scolastiche ed extrascolastiche, ai fini della costruzione di un legame sano e sicuro, funzionale allo sviluppo psicofisico del bambino/adolescente.
I nostri figli hanno bisogno di crescere e muoversi senza tabelle di marcia imposte da altri e senza percorsi preconfezionati: solo così avranno l’opportunità di scoprire realmente cosa desiderano essere, solo così potranno mettersi in gioco, percorrendo strade, magari non fruttuose, ma fortemente volute … solo così impareranno che la vita sa riservare grandi cose a chi ha il coraggio di lottare per ciò in cui crede. Come genitori, o in generale, come adulti, abbiamo il dovere di accompagnare i nostri figli nella loro crescita, tenendoli per mano solo per un po’, per poi lasciarli fare da soli, rispettando il loro volere, i loro tempi, le loro fasi di sviluppo, restandogli accanto amorevolmente, senza prevaricarli mai, educandoli alla ricerca di ciò che può renderli felici, non “perfetti”.
Articolo a cura della dott.ssa Sara Belli