Mi taglio per te perchè ti amo
Oggi, 1 marzo 2017, ricorre la giornata mondiale contro l’autolesionismo, una giornata istituita per rendere le persone più consapevoli riguardo al tema.
L’autolesionismo è un qualsiasi comportamento teso a danneggiare intenzionalmente e ripetutamente il proprio corpo attraverso l’ausilio di lamette, forbici, rasoi, coltellini e strumenti taglienti (cutting) o attraverso bruciature inflitte con sigarette, candele, accendini (burning) senza alcun intento suicidiario.
Chi sono gli autolesionisti?
L’autolesionismo è un fenomeno trasversale, per razza, cultura, condizione socio-economica. Statistiche riportano però come la pratica abbia un incidenza più alta tra gli adolescenti, in particolare le ragazze, ma anche molti ragazzi lo fanno. È sugli adolescenti che soffermerò la mia attenzione.
Perchè ci si taglia?
Le cause che portano una persona a farsi del male da sola sono davvero tante e ciascuno ha il suo motivo. Le ragioni più diffuse, riportate tra gli adolescenti sono: bullismo, non accettazione del proprio corpo, problemi in famiglia, a scuola, morte di una persona cara.
La difficoltà ad eleborare le emozioni provate in relazione agli avvenimenti e il desiderio di allontanarle, si traducono nell’impulso a mettere in atto comportamenti autolesivi. Ciò che sembra incontrollabile per la mente, appare più controllabile se trasferito sul proprio corpo. Sul corpo il dolore è visibile, tangibile, concreto e per questo più controllabile. Il taglio o la bruciatura potrebbero essere l’unico modo attraverso cui l’adolescente riesce a comunicare ciò che prova, l’unico modo che riesce ad usare per arginare quelle emozioni.
Il dolore fisico, in questo senso, “distrae” dal dolore interiore, ma può essere anche un modo attraverso cui il giovane cerca di attirare l’attenzione su di sé. In un’epoca segnata dagli eccessi, sembra essersi sviluppata una tendenza, tra le giovani generazioni, volta a procurarsi del male in segno d’amore. La difficoltà ad accettare ed elaborare una separazione, un rifiuto, si traducono nel tentativo di mostrare i propri sentimenti all’altro in maniera estrema, attraverso la condivisione social e in tempo reale di lesioni autoinflitte e strumenti utilizzati per provocarle, foto accompagnate da messaggi provocatori come “lo faccio per te perchè ti amo”, “guarda cosa faccio per te”, “sono disposto/a a tutto per te”.
Si tratta di comportamenti in grado di far leva sul senso di colpa dell’altro, sulla sua percezione di responsabilità per quelle scelte e sul timore che la situazione possa degenerare.
Si cerca di mostrare la propria vicinanza con la presenza, rispondendo a messaggi e chiamate, in qualche caso accettando incontri con l’intento di permettere all’altro di “stare calmo”, innescando però un circuito negativo in cui quei comportamenti si perpetuano perchè considerati, inconsciamente, l’unico modo di tenere l’altro con sé e sentire che è ancora interessato alla storia.
Come spezzare questo circuito vizioso?
L’unico modo per spezzare questa spirale negativa è rompere il silenzio, chiedere aiuto, parlarne con un adulto: familiari, docenti, medico di famiglia, servizi sociali comunali, lo psicologo scolastico che possano indirizzare verso i giusti servizi, verso il professionista più adeguato. In un contesto accogliente e non giudicante, un intervento psicologico potrebbe aiutare il giovane che si procura lesioni a lavorare sulle emozioni per cercare insieme strategie funzionali di gestione ed espressione dei sentimenti che prova e che possano sostituirsi alle modalità distruttive di comportamento adottate. Tale processo di regolazione emotiva è in grado di favorire un miglioramento del rapporto con sé e la capacità di relazionarsi all’altro in maniera sana.
“Aspettavo di essere salvata ma alla fine ho deciso di essere una guerriera e di salvarmi da sola” recita la cantante e attrice statunitense Demi Lovato. Esempio positivo per molti giovani ragazzi, la cantante ha avuto il coraggio di rompere il silenzio e chiedere aiuto. Oggi, le cicatrici sui suoi polsi hanno lasciato il posto ad un tatuaggio con scritto “Stay strong” cioè “rimani forte” ed è questo il messaggio che possiamo far passare. Ciascuno possiede in sé la forza e le risorse necessarie per muovere verso il cambiamento.
Articolo a cura della dott.ssa Sonia Pignataro