Giornata Europea della logopedia: parola ai DSA

Il 6 marzo di ogni anno viene celebrata la giornata Europea della logopedia (GE). Nata nel 2004 dal Comitè Permanent de Liaison des Orthophonistes-Logopèdes de l’Union Européenne (C.P.L.O.L.), l’organismo che rappresenta i Logopedisti a livello Europeo, obiettivo principale della giornata europea è l’informazione: informazione sui possibili disturbi di interesse logopedico a pazienti, medici di medicina generale, professionisti sanitari della riabilitazione o altri professionisti coinvolti nel supporto e tutela di alcune utenze come insegnanti, politici, autorità locali e nazionali, colleghi logopedisti e popolazione.

I temi affrontati variano ogni anno al fine di coprire l’intero range delle problematiche su cui interviene il logopedista. In questa occasione mi piacerebbe portare al centro dell’attenzione un tema tanto comune, ma ancora poco compreso: i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).

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Lavorando con bambini e ragazzi con Dsa spesso mi capita di ascoltare frasi di questo tipo:

“Gli insegnanti mi dicono che…”

  • sono troppo frettoloso o lento;
  • sono svogliato, distratto, non mi impegno;
  • dimentico di portare a scuola il materiale necessario;
  • mi muovo continuamente e chiedo troppo spesso di uscire;
  • non prendo mai appunti e non mi impegno a copiare ciò che è scritto alla lavagna;
  • mi devono richiamare troppo spesso;

 

“Anche i miei genitori mi rimproverano che…”

  • ho risultati scolastici scarsi anche se sono intelligente;
  • mi stanco troppo presto, perché non sono tenace;
  • sono troppo confusionario;
  • confondo gli impegni di un giorno con quello di un altro dimenticandone alcuni importanti;
  • non mi concentro abbastanza, mi muovo continuamente, mi arrendo troppo facilmente;
  • non ho voglia di fare i compiti.

Ogni volta che ascolto frasi di questo tipo, mi accorgo di come nonostante la numerosa mole di informazioni disponibili, c’è ancora bisogno di informare e sensibilizzare. Restano ancora nodi difficili da sciogliere.

 

Che cos’è un DSA?

Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali 5 (DSM 5) i disturbi specifici di apprendimento (DSA) rientrano nei disturbi del neuro-sviluppo e sono caratterizzati dalla persistente difficoltà di apprendimento delle abilità scolastiche chiave per almeno 6 mesi, che sono al di sotto di quelle attese per età e causano interferenza con il rendimento scolastico o lavorativo.

Il Disturbo specifico dell’apprendimento si manifesta con diverse compromissioni:

  • Compromissione della lettura: accuratezza nella lettura delle parole, velocità o fluenza

della lettura (lenta, imprecisa e faticosa), difficoltà nella comprensione del significato di ciò che viene letto;

  • Compromissione dell’espressione scritta: accuratezza nello spelling, accuratezza nella grammatica e nella punteggiatura, chiarezza/organizzazione dell’espressione scritta
  • Compromissione del calcolo: difficoltà nel concetto di numero, nella memorizzazione di fatti aritmetici, nel calcolo accurato o fluente, nel ragionamento matematico corretto

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Cosa NON significa avere un DSA

NON significa avere una malattia

NON vuol dire avere problemi di vista e udito

NON significa essere poco intelligenti

NON significa avere problemi psicologici

NON significa avere difficoltà  a stare con i compagni

NON sono conseguenza di un blocco educativo

 

Se i ragazzi di cui sopra accennavo, avessero voce per spiegare ciò che gli accade, le risposte alle affermazioni che vengono loro rivolte sarebbero:

  • mi stanco molto facilmente;
  • non faccio apposta a dimenticare;
  • cerco di concentrarmi e di organizzarmi;
  • devo ragionare troppo su come si scrivono le parole;
  • quando mi danno poco tempo per fare i compiti a casa o a scuola, non riesco mai a finire e vado in ansia;
  • non prendo gli appunti a scuola perché non riesco ad ascoltare e scrivere contemporaneamente;
  • a volte penso di non essere intelligente come gli altri e mi scoraggio;
  • ho bisogno di avere un po’ di tempo per i miei svaghi e non solo per fare i compiti

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In questa giornata mi piacerebbe fare chiarezza non solo su cosa sono i disturbi specifici dell’apprendimento e su come si manifestano, ma anche sui ruoli, campanelli d’allarme e sull’importanza della diagnosi e della legge 170, che ne tutela i diritti.

I ruoli sono confusi, ma proviamo a fare il punto:

  • ruolo dei clinici: effettuare una valutazione, con la relativa certificazione diagnostica; fornire attraverso la diagnosi le informazioni rispondenti alle necessità della scuola perché la diagnosi oltre alla terminologia specifica deve descrivere il “profilo di funzionamento” del bambino. Descrivere il percorso abilitativo/riabilitativo da intraprendere.
  • ruolo della famiglia: lavorare a casa sulle modalità psicoeducative globali e sulla gestione dei compiti per favorire l’apprendimento significativo, aiutare il figlio ad applicare il proprio metodo di studio, valorizzare le strategie individuate, sollecitare l’autonomia. Favorire un rapporto di scambio continuo con la scuola per condividere modalità operative e scelte, in ragione dei cambiamenti evolutivi del bambino
  • ruolo dell’istituzione scuola: ricezione e custodia dei documenti diagnostici (protocollati); condivisione della documentazione; presentazione dell’allievo al consiglio di classe; presa d’atto delle indicazioni della diagnosi; attività di accoglienza nella classe e inizio del percorso di consapevolezza; individuazione, esplicitazione e formalizzazione di percorsi personalizzati/individualizzati (PDP) entro 3 mesi dalla ricezione della diagnosi; attuazione di verifiche periodiche sull’andamento globale; realizzazione di incontri di continuità con colleghi di ordine successivo.
  • ruolo degli allievi: hanno un ruolo importante nel loro percorso formativo. Essi, come tutti gli studenti, hanno il dovere di porre adeguato impegno nel lavoro, sia a casa che a scuola. Sviluppare al meglio le proprie potenzialità, a partire dalla consapevolezza delle proprie preferenze e del proprio talento; trovare metodologie e strategie di apprendimento differenti in base al proprio stile cognitivo.
  • RUOLO DEL LOGOPEDISTA: all’interno del team di specialisti il logopedista partecipa all’iter diagnostico selezionando e somministrando le prove idonee relativamente al funzionamento linguistico, cognitivo-linguistico, curriculare e di tutte le funzioni che influenzano tali aspetti. Inoltre pianifica e attua interventi e trattamenti riabilitativi per soggetti con DSA. Nello specifico l’agire logopedico si concretizza attraverso interventi: di prevenzione (allenamenti specifici in soggetti a rischio e potenziamento dei prerequisiti della letto-scrittura e del calcolo); abilitativi (acquisizione di competenze non ancora possedute); dispensativi (avviamento all’uso di strumenti vicarianti le abilità deficitarie); dispensativi (esonero da alcune prestazioni).

 

Non tutti siamo esperti però è bene prestare attenzione ad alcuni campanelli d’allarme come:

pregresso disturbo del linguaggio, difficoltà ad esprimere verbalmente quello che pensa, lenta acquisizione della letto-scrittura, errori caratteristici nella lettura e nella scrittura (inversione di lettere e numeri, omissione e/o sostituzione di lettere, ortografia inappropriata all’età ).

 

La legge 170/2010 tutela il diritto allo studio dei ragazzi con DSA dando spazio, in base alle loro peculiarità, al loro vero potenziale. La finalità principale della legge è favorire la diagnosi precoce e l’adozione di percorsi didattici e riabilitativi adeguati per garantire il successo scolastico dei ragazzi con DSA, il miglioramento della qualità di vita e l’acquisizione di una maggiore consapevolezza da parte del bambino, della famiglia e della scuola.

articolo a cura della dot.ssa Antonella Cuviello

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