La maternità diventa social: la realtà virtuale delle “Mamme Pancine”
Essere madre è la più “naturale” e probabilmente tra le più emozionanti esperienze di vita di una donna, al tempo stesso è un evento che porta con sé una tale varietà di significati latenti, di conflitti ed immaginari, da essere vissuto spesso come un momento di crisi.Per una donna, la scelta di avere un bambino quasi mai è libera da interrogativi, dubbi e perplessità: una delle principali ragioni sta nel fatto che essa comporta una sorta di “riorganizzazione interiore” e la preparazione di uno “spazio psicologico” (oltre che fisico) che sia in grado di accogliere una nuova piccola creatura, della quale si ha il dovere di averne cura.
Questo per dire che l’assunzione del ruolo genitoriale, in primis per una donna, è un’esperienza complessa, che necessita di essere affrontata con coscienza, serietà ed apertura, al fine di garantire il benessere psico-fisico del bambino, oltre che quello della madre stessa e della famiglia in generale.
Cosa accade quando una dimensione così delicata e ricca di sfumature, diviene oggetto delle “ossessioni” di un gruppo di donne che vivono in modo “morboso” il loro ruolo genitoriale?
Mi riferisco ad uno dei fenomeni social più discussi del momento, quello delle “Mamme Pancine”, un neologismo scelto da una cerchia di donne che frequentano pagine facebook con nomi tipo “Pancine, mamme & bimbi” , “Mamme, Pancine e Gioia” o “Mamme, pancine & tanto amore”, in cui si vanno a celebrare in maniera estrema, la gravidanza, il parto e l’allattamento. Le “Mamme Pancine” sono salite all’onor di cronaca recentemente, a seguito di un’accesa polemica nei confronti della pubblicità del Buondì Motta, accusata da alcune di loro, di traumatizzare i bambini con una clip in cui, ironicamente, una mamma viene colpita ed “abbattuta” da un asteroide. La scoperta della presenza sul web di queste donne, avviene grazie alle segnalazioni di alcuni followers della pagina satirica “Il Signor Distruggere” (Vincenzo Maisto, nella vita), una piattaforma nata nel 2011, su cui vengono condivisi screenshot folli presi dal web, da facebook o da gruppi chiusi. Quello che è emerso dalla raccolta dei loro post, è davvero al di là di ogni fervida immaginazione: consigli senza alcun fondamento logico o scientifico, strane credenze e riti scaramantici, sono gli ingredienti principali del loro modo di vivere la maternità.
Parliamo di mamme che postano la fotografia della loro pancia per poi chiedere alle altre “seguaci” di indovinare, a partire dalla sua forma, il mese di gravidanza o il sesso del feto, che misurano in mesi l’età dei loro figli anche se non più piccoli, che chiedono consigli medici ad altre donne non esperte, che utilizzano tra loro, termini tipo “pancine” o “batuffole” e che in riferimento al ginecologo o al pediatra, usano diminutivi come “gine” o “pedy”.
Ma non è tutto: realizzano torte partoritrici per celebrare l’evento nascita, cucinano e mangiano la loro placenta, realizzano ciondoli e bijoux a forma di assorbente o di organi genitali femminili ed offrono ad ignari commensali, ricette a base di latte materno. L’allattamento naturale, appunto, viene considerato sacro da queste donne, tanto da credere che protrarlo ad oltranza (anche oltre i sei anni di età del bambino), sia funzionale per il benessere psicofisico dei figli.
La domanda è: “Cosa spinge queste donne a fondare o comunque a far parte di gruppi di questo genere? E soprattutto, quali possono essere le motivazioni per cui ancora oggi, nonostante le molteplici fonti di informazione di cui disponiamo su argomenti di ogni genere, vi è ancora così tanta “ignoranza” (intesa come mancata conoscenza) su un ambito così importante quale è la maternità o la sessualità?
A seguito delle numerose segnalazioni da noi ricevute sui contenuti di questo gruppo, da professioniste che hanno a cuore il benessere psicologico dell’individuo, pensiamo sia doveroso cercare di far chiarezza su tematiche così sensibili all’opinione pubblica, sfatando alcuni miti e false credenze proposti da queste mamme. Ad esempio, il loro modo di concepire il funzionamento del corpo femminile e della sessualità in generale è del tutto infondato: esse credono che la fertilità possa essere favorita da riti propiziatori (tipo quello dell’assorbente bruciato in balcone) piuttosto che dalle indicazioni di medici specializzati; che il ciclo mestruale (denominato “barone rosso” o “giorni della rugiada”) sia una sorta di aborto mensile, in grado quindi di provocare depressione e disagio; che gli assorbenti e le coppette mestruali siano degli oggetti profani, ragione per cui mediante la proposta del “sanguinamento libero”, ci si convince di celebrare l’armonia del corpo femminile.
Al “fanatismo” che queste donne manifestano rispetto alla sfera sessuale femminile, si contrappone un visione tutt’altro che armonica del corpo maschile e del rapporto con esso. Il sesso non solo viene vissuto come un obbligo coniugale, ma viene visto come qualcosa di sporco, tant’è vero che alcune Pancine dichiarano di pulire minuziosamente il proprio letto o l’intera camera, subito dopo il rapporto, munendosi di “kit di pronto intervento” (salviette, detergenti, cellofan, spugnette o asciugamani) per eliminare ogni traccia dell’atto compiuto; lo sperma, ribattezzato “semino” o “mielino”, viene percepito come disgustoso, ragione per cui anche solo l’eventualità di un suo contatto con parti del corpo diverse dalla vagina, è per loro fonte di disagio. Non solo, la difficoltà anche solo nel guardare o toccare l’organo genitale maschile, induce molte di loro ad avere rapporti esclusivamente al buio. E ancora … la loro ossessione per l’igiene è tale da portarle a credere che un lavaggio immediato ed in profondità delle proprie parti intime, dopo l’amplesso, possa fungere da metodo contraccettivo (l’unico consentito).
Un’ultima inquietante novità proveniente da questo “bizzarro” universo, è quella dei BAMBOLOTTI REBORN, pupazzi in vinile molto simili ai neonati in carne ed ossa, che le Mamme Pancine si divertono a portare a passeggio, facendoli passare per veri, traendone vantaggio, in diverse circostanze di vita quotidiana.
Il filo conduttore tra i post di queste donne è, oltre alla necessità di scrivere in forma anonima, il netto rifiuto di qualunque idea si discosti dalle loro, così come di ogni commento o giudizio negativo alle loro pubblicazioni, rispetto ai quali vi è difatti l’indicazione di cancellazione immediata.
Realtà come queste, non contemplano in alcun modo l’eventualità che una donna possa rinunciare al concepimento, semplicemente perché non ne sente il bisogno o perché non vede la maternità come la rappresentazione esemplare della piena realizzazione di sé; probabilmente è l’isolamento, la chiusura o semplicemente la disinformazione rispetto ad un ambito così importante che induce queste mamme a giudicare negativamente e a priori, qualunque donna scelga di non avere figli, di abortire o semplicemente di svezzare il proprio bambino ad un’età dignitosa.
Non è tutto… alcune Pancine credono che la figura paterna non abbia un ruolo cruciale nel percorso educativo e di crescita dei figli, ragione per cui , molte di esse si ostinano ad estromettere il loro compagno dalla cura dei propri figli, dando per scontato, indipendentemente da tutto, che il papà non possa essere per lo sviluppo del bambino, tanto importante quanto la mamma. L’illogicità dei molti post pubblicati dalle Mamme Pancine, è tale da aver indotto alcuni a credere che siano opera di troll, ma esperti di social e forum affermano semplicemente che alcune realtà sono in grado di superare di gran lunga la fantasia!
Credo che per contrastare tutto questo, l’unica arma vincente sia l’informazione, la cultura, l’educazione, e la disponibilità al confronto su temi importantissimi quali la sessualità, la crescita dei figli, i ruoli genitoriali e le implicazioni (positive e negative) ad essi connesse.
Credo inoltre che il non volersi o potersi concedere alcuna passione/ambizione che esuli dalla maternità, generi inevitabilmente in queste donne un atteggiamento maniacale rispetto alla loro figura, al loro ruolo e di conseguenza, ai loro figli. Convincersi che mettere al mondo un bambino sia per una donna una scelta obbligata e che la maternità venga prima di tutto, prima dell’essere donna, appunto, prima della propria soddisfazione personale o più importante dell’essere padri, in qualche modo porta a rinunciare a tutto il resto, a precludersi altro e a fossilizzarsi su un’unica ed ottusa visione di una realtà davvero meravigliosa, se vissuta con cognizione, consapevolezza e maturità.
Il sentirsi minacciate nella propria identità da ciò che è “altro da sé” o “diverso da sé”, anche se solo nella forma di un parere, nasconde certamente tanta insicurezza, paura, solitudine: “essere soli” o semplicemente “sentirsi soli”, alla lunga induce alla chiusura e al rifiuto di tutto ciò che può andare a dis-confermare le proprie credenze o a destabilizzare un “finto equilibrio” raggiunto faticosamente nel tempo. Il non poter contare su delle solide relazioni interpersonali, il non avere una “rete” reale di persone vicine, pronte a ascoltarti e supportarti in un fase così delicata quale è la maternità, può essere davvero molto rischioso per alcune donne, poiché può spingerle a chiudersi in se stesse o a cercare aiuto e conforto altrove, spesso in contesti malsani o quantomeno disfunzionali. È probabile che queste donne avvertano un forte bisogno di essere “nutrite” a livello affettivo”, un nutrimento che esse trovano facilmente nella gravidanza e nell’essere al centro dell’attenzione per nove lunghi mesi, terminati i quali, rischiano di tornare alla loro solitudine, perdendo il loro ruolo di protagoniste e sviluppando quindi una sorta di compulsività rispetto alla maternità.
Sostanzialmente, credo che il circolo vizioso paradossale (al limite del patologico) creatosi tra le Mamme Pancine, si fondi su una concezione tanto distorta quanto pericolosa, ovvero quella secondo cui “al di là dei figli, una donna non è nulla … non ha nulla!”.
Articolo a cura della dott.ssa Sara Belli
Salve, sono uno studente alla triennale di psicologia. Mi chiedevo se esistessero degli articoli riguardanti l’argomento, o anche non direttamente questo ma più generico, per approfondire soprattutto da un punto di vista della psicopatologia relazionale familiare. Potete aiutarmi?
Gentile Andrea,
mi scuso per il ritardo nella risposta.
Rispetto al fenomeno specifico delle “mamme pancine”, non ho una letteratura scientifica da segnalarle, mentre sulla psicopatologia relazionale familiare, le indico di seguito alcuni interessanti articoli . Tenga presente che la letteratura in merito è molto vasta, quindi la seguente bibliografia vuole essere solo uno spunto per eventuali approfondimenti.
In bocca al lupo per i suoi studi e buona giornata!
Dott.ssa Sara Belli
Bibliografia:
– Cassibba, R., Balenzano, C., Settanni, A.S. (2010). La depressione materna nella transizione alla genitorialità: attaccamento, problematiche psicopatologiche ed eventi di vita stressanti come fattori di rischio. Psicologia della Salute. Fascicolo 2, pp.73-94.
– Fassino, S., Amianto, F., Brustolin, A., Bergese, S., Bolgiani M. (2004). Psicopatologia e famiglia. Rivista di Psicologia Individuale, n.55, pp. 51-72.
– Graziottin A. (2010). Gravidanza, vulnerabilità psicopatologiche e strategie di intervento in: Righetti P.L. (a cura di), Gravidanza e contesti psicopatologici: dalla teoria agli strumenti di intervento, Franco Angeli Edizioni, Milano, 2010, p. 148-163.
– Malagoli Togliatti, M. (1998). Disagio adolescenziale e strutture familiari “deboli”. Psicologia clinica e dello sviluppo 2 (1), pp. 73-97.
– Miragoli, S., Verrocchio, M.C. (2008). La valutazione del rischio in situazioni di disagio familiare: fattori di rischio e fattori di protezione. Maltrattamento e abuso all’infanzia. Rivista Interdisciplinare. Fascicolo 3, pp.25-43.
– Muscialini, N. (2010). Maternità difficili. Psicopatologia e gravidanza: dalla teoria alla pratica clinica. Franco Angeli Edizioni.
– Righetti, P.L., (2010). Gravidanza e contesti psicopatologici. Dalla teoria agli strumenti di intervento. Franco Angeli Edizioni.