Per combattere l’ansia, SMETTI di combatterla!

Paura, timore, apprensione, preoccupazione, nervosismo, tensione, sono tutte sensazioni che molto spesso vengono associate all’ansia. Sensazioni perlopiù spiacevoli che inquadrano l’ansia in termini negativi e che concorrono nell’etichettarla come “la malattia dei tempi moderni”.

I numeri associati all’ansia in Italia sono alti, le statistiche evidenziano infatti che più del 10% della popolazione ne soffre, con una leggera prevalenza delle donne nella fascia d’età compresa fra i 30 e i 50 anni. Nonostante l’attribuzione negativa però, L’ANSIA E’ UN’EMOZIONE POSITIVA, fondamentale e del tutto spontanea, generata da un meccanismo psicologico di risposta allo stress,  il quale svolge la funzione di anticipare la percezione di un eventuale pericolo, prima ancora che quest’ultimo sia chiaramente sopraggiunto.

L’ansia viene considerata un fenomeno generale, presente, anche se in gradi diversi, nello sviluppo psichico di ognuno. Provare ansia di fronte a situazione nuove e sconosciute quindi, non solo è del tutto normale, ma ci rende maggiormente ricettivi ed in grado di rispondere in modo più efficace sia alle minacce esterne, sia al nuovo ambiente, che dobbiamo ancora imparare a conoscere e a padroneggiare.

L’ansia è un meccanismo difensivo potente ed estremamente utile, è un CAMPANELLO D’ALLARME che attiva l’organismo di fronte a situazioni percepite come pericolose. Davanti ad una situazione cosiddetta “ansiogena”, vengono attivate risposte fisiologiche e psicologiche specifiche che spingono verso due alternative comportamentali: da un lato all’esplorazione, per identificare il pericolo ed affrontarlo nella maniera più adeguata, dall’altro all’evitamento e alla fuga.

A LIVELLO PSICOLOGICO possono insorgere stati quali tensione, nervosismo, eccessiva preoccupazione per se’ e per gli altri, irritabilità, insonnia, difficoltà di concentrazione, facilità al pianto e irrequietezza.
A LIVELLO CORPOREO
 le manifestazioni sintomatiche dell’ansia possono includere tremori, tachicardia, palpitazioni, vertigini, affanno, nausea, emicranie, debolezza, coliti, disturbi visivi, aumento della sudorazione e della frequenza respiratoria.

L’ansia, oltre a tutelarci da potenziali rischi, mantenendo lo stato di allerta, è funzionale per migliorare le nostre prestazione, in quanto ci permette di impegnarci nei compiti che svolgiamo quotidianamente, in particolar modo in quelle attività che dobbiamo necessariamente portare a termine. Studiare per un esame poco interessante, per esempio, o svolgere il proprio lavoro quotidianamente e con impegno. Questa tipologia di ansia è senza dubbio costruttiva e funzionale alla nostra sopravvivenza, in quanto, svolgendo un ruolo da intermediario tra il mondo esterno e il nostro mondo psichico interno, ci permette di valutare efficacemente le situazioni in cui ci troviamo. Possiamo parlare di ansia adattiva e fisiologica quando la reazione emozionale è transitoria e collegata ad una situazione che per noi riveste una reale importanza,.

Tuttavia, definire a priori la vasta gamma di situazioni favorevoli per l’attivazione di uno stato ansioso è impossibile, in quanto ciò che lo determina non dipende esclusivamente dall’evento in sé, ma anche e soprattutto dalla LETTURA SOGGETTIVA che ciascun individuo fa di quell’evento o di quella situazione.
Non è detto che ciò che genera ansia in un soggetto debba avere lo stesso impatto su un altro individuo.

La risposta ansiosa può però diventare un problema nel momento in cui raggiunge livelli di attivazione troppo alti.

L’organismo, in questo caso, rimanendo in uno stato duraturo di attivazione e tensione, causato dall’eccessivo rilascio di adrenalina, potrebbe innescare tutta una serie di comportamenti e di strategie disfunzionali che, a loro volta, non consentirebbero di affrontare adeguatamente la situazione. L’ansia diventa “non sana” quando si configura come una risposta reale ad un pericolo immaginario, o quando l’aspettativa e la tensione emotiva superano l’importanza dello stimolo. Da ciò ne consegue che, se allo stato d’allarme e attivazione non corrisponde un pericolo reale, l’ansia perde la sua funzione adattiva volta a favorire il rapporto con l’ambiente, provocando, al contrario, disadattamento e perdita di contatto con l’ambiente stesso. L’ansia non rappresenta più uno stimolo utile per portare a termine il compito, ma rischia di compromettere la situazione, giungendo a bloccare le nostre azioni e le nostre decisioni. L’ansia anticipatoria infatti, da luogo a condotte di evitamento che ci portano sistematicamente ad evitare situazioni che possono generare ansia. Quando questo accade e l’ansia diventa stabile nella nostra vita può condizionare in maniera sostanziale le relazioni interpersonali, limitare la capacità lavorativa e, a livello cognitivo, influenzare la percezione di sé, facendoci sentire incapaci di fronteggiare qualsiasi evento della vita.

Per chi vive in un costante stato di tensione, l’ansia è una grossa difficoltà, ma dal punto di vista psicologico non è il problema, ma è il sintomo di un malessere più profondo che emerge indirettamente. Infatti, quando l’ansia è presente in maniera forte, indica che la persona non è in armonia con se stessa, con i suoi bisogni e desideri.

In particolare, molte persone ansiose, soffrono per il divario fra quello che sono e quello che vorrebbero essere. Spesso nella vita di tutti i giorni ci sforziamo di voler essere agli occhi degli altri un modello, un punto di riferimento, una persona sulla quale poter contare; cerchiamo sempre di fare la cosa giusta nel momento giusto, di accontentare tutte le richieste che ci vengono fatte dalle persone che amiamo.

La prima regola per combattere l’ansia non è combatterla, ma accettarla imparando a gestirla.

  • Dobbiamo imparare ad accogliere l’ansia come un consiglio che ci viene dato dal nostro corpo, perché quando si sperimentano i sintomi tipici dell’ansia si perde la razionalità e anche il contatto con il corpo viene meno.
  • Dobbiamo imparare a non giudicarci e a non avere aspettative, ma ad essere presenti nelle azioni che eseguiamo, facendo le cose per come le sappiamo fare, non per come dovrebbero essere fatte ed imparando a divenire semplicemente noi stessi, con i nostri limiti e le nostre imperfezioni.
  • Dobbiamo imparare ad enfatizzare il potere personale rispetto al disagio del sintomo, perché solo avendo potere sul sintomo, possiamo imparare a gestire l’ansia.

Assumere la consapevolezza di trovarsi davanti ad una situazione di ansia “non sana” è il primo passo per poterla affrontare. Chiedere e decidere di affrontare un percorso psicologico per dare un senso alla propria ansia è un atto di coraggio che presuppone l’ammissione di un problema e la ricerca di una migliore qualità di vita.

Articolo a cura della Dr.ssa Nicoletta Remiddi.

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