Non era la gravidanza che mi aspettavo
La gravidanza è un periodo molto particolare della vita di una donna, della coppia e della famiglia intesa in senso ampio, che ospiterà il nuovo nascituro. La situazione che stiamo vivendo, dovuta al diffondersi del Covid-19 e le misure di precauzione prese al fine di evitare i contagi il più possibile, hanno modificato la vita di ognuno di noi e, di riflesso, la vita di quelle coppie in attesa di un bimbo. Chi si trova ad affrontare la gravidanza è chiamato ad una serie di stravolgimenti, fisici e psichici e relazionali, a cui, in questa situazione storica, bisogna aggiungere quelli relativi alla situazione di emergenza, che ci chiama a stare in casa ed a proteggerci e che ci ha posto di fronte al cambiamento di molti nostri progetti.
La gravidanza non è una malattia, come spesso ci viene ricordato ed è vero, ma non possiamo trascurare il fatto che il diventare madre o padre sia un processo che richiama una trasformazione complessa e pervasiva della vita del futuro genitore, una elaborazione delle proprie aspettative e della realtà, come descritto in un mio precedente articolo.
La gestazione è un processo che inizia già prima del concepimento, a livello mentale, quando il desiderio di un figlio si fa spazio nella coppia, che a livello immaginifico, comincia a dare alla luce la possibilità di creare una nuova vita, con tutti i cambiamenti che comporta e che iniziano ad essere sognati o temuti. In questo processo, poi, dopo il concepimento, vengono chiamate in causa tante trasformazioni e tanti elementi:
- Il nostro ruolo sociale cambia. Non siamo più solamente figli, partner, ecc ma diventiamo anche genitori: questo rende più complessa la nostra figura sociale. Siamo chiamati ad attivare dei nuovi aspetti rappresentazionali di noi stessi, rendendo quindi la percezione di noi e dei nostri ruoli più variegata, ed allo stesso tempo si attivano nuove relazioni (con gli altri genitori per esempio, con i servizi che accompagnano la gravidanza come ospedale e consultorio e relativo personale, il nido ecc).
- Revisione delle proprie priorità. Quando un neonato entra nella vita familiare, già dal momento della gestazione, i pensieri ed i progetti si focalizzano tenendo conto di questa nuova vita che dipende completamente dalle figure di riferimento le quali, perciò, rivedono il ruolo delle priorità della propria vita.
- Passaggio dalla coppia alla famiglia. Se parliamo del primo figlio, la coppia si trova ad affrontare una diversificazione degli equilibri all’interno della stessa, raggiunti fino ad ora. Se fino ad oggi la coppia era il terreno comune condiviso dai due singoli individui, ora si crea un nuovo spazio. Io e il mio partner non ci relazioniamo più “soltanto” sul terreno della sessualità, dell’affettività e progettualità di coppia, ma dobbiamo creare un nuovo spazio relazionale in cui abbiano voce i nostri ruoli genitoriali, in cui ci possiamo confrontare rispetto alla modalità genitoriale di ognuno, negoziando una modalità parentale comune, per creare uno stile genitoriale coerente e ben organizzato per il bambino. Se stiamo aspettando un secondo bambino, la situazione non è assolutamente meno importante: la famiglia diventa più complessa, e l’attenzione si focalizza anche sul fatto che ad accogliere la nuova vita è chiamato anche il fratello maggiore, che può essere coinvolto in modo che sia anche per lui un’esperienza positiva, di attesa gioiosa.
- Fare i conti con il nostro passato. Chi ha vissuto una gravidanza lo sa: quando si aspetta un bambino facciamo i conti con lo stile genitoriale che abbiamo “subito” da figli, rivediamo il modo in cui i genitori hanno interagito con noi sotto una nuova luce, possiamo anche perdonare alcuni aspetti di loro più umani. Ci si rende conto che un genitore in realtà non sa proprio niente, ed ogni volta cerca di trovare la soluzione che gli sembra migliore per quel figlio in quella data situazione secondo la sua esperienza di vita: nasce un bambino ma nasce anche un genitore che cresce insieme a lui. Potrebbe capitare di trovarsi spesso a pensare ai vecchi ricordi del passato, o che ritornino alla mente episodi, canzoni, parole che pensavamo essere sepolti nella memoria, di cui credevamo di aver perso traccia.
- Il corpo che si trasforma. Il movimento interiore, psichico e relazionale, si manifesta con tutta la sua irruenza anche all’esterno attraverso questo corpo che cambia di giorno in giorno. Quello della gravidanza, anche se potrebbe sembrare un momento di riposo, è un momento di grande prolificazione, creazione, revisione interna: siamo in pieno movimento.
Ed in pieno movimento è anche il corpo della gestante: dalle nausee, alla pressione sulla vescica, alle possibili smagliature, ai gusti che improvvisamente cambiano (potreste trovarvi ad adorare cibi fino a quel momento detestati e viceversa) alla pancia che nei primi mesi fa capolino pian piano, per poi esplodere in tutta la sua bellezza. Quando si accetta il corpo di donna in gravidanza, con quegli occhi brillanti e quella pelle luminosa, quei capelli lucenti, e quella vita nel ventre prominente… potrebbe anche capitarvi di chiedervi se sarete mai di nuovo così belle. Ovviamente a questo si accompagnano anche le domande sul: tornerò mai come prima? Come sarà il mio corpo? E noi sappiamo quando le donne ed il loro corpo subiscano richieste pressanti e a volte irrealistiche di bellezza e perfezione, che potrebbero creare sentimenti discordanti verso questo corpo che cambia senza controllo.
Tutti questi elementi ci dovrebbero far riflettere:
l’attesa non è una malattia, ma riprendiamoci il diritto di viverci a pieno un momento delicato, di ascoltare tutti questi cambiamenti insieme al partner, di farci sostenere, cullare e coccolare.
In questo momento storico, appunto, siamo tutti costretti a casa, alcuni servizi negli ospedali e nelle ASL sono stati sospesi, i nostri rapporti amicali e familiari interrotti. È lecito chiedersi come questo possa inserirsi nella vita di quelle coppie che già stanno vivendo la trasformazione della genitorialità aggiungendo delle sfide del tutto particolari, forse senza precedenti storici. Quello che può creare paura e tensione è in gran parte dovuto a questo: il nostro cervello nelle situazioni di emergenza o semplicemente di fronte ad un problema, ricerca le risposte nel passato, nelle esperienze simili che abbiamo già vissuto. In questo caso, trattandosi di un evento completamente nuovo (la minaccia di un virus poco conosciuto, la necessità di barricarsi in casa, la sospensione di ogni attività e l’isolamento sociale) la nostra mente può rispondere con un livello maggiore di ansia perché non riesce a ricondursi ad uno schema già conosciuto di comportamento, non riesce ad aggrapparsi ad uno schema già messo in atto per risolvere il problema. Il sostegno sociale, familiare ed amicale, sappiamo essere un fattore importantissimo per la salute della coppia genitoriale e predittivo di situazioni come la depressione post-partum. Oggi la quarantena ha privato le future mamme ed i futuri papà di questo preziosissimo contatto: se già in gravidanza potrebbe succedere di sentirsi isolati e poco compresi, ad oggi questo sentimento si fonda su un elemento reale di esclusione sociale e relazionale, in cui vengono meno il confronto, il conforto, la vicinanza, cioè quegli elementi protettivi e salutari che sostengono la gravidanza. “Non era la gravidanza che mi aspettavo”, potrebbe essere questo il sentimento di alcuni genitori in attesa, in un momento in cui si trovano a fronteggiare già lo scarto tra aspettative e realtà inerenti alla gravidanza “normale”, ed a cui si aggiungono gli aspetti sconosciuti ed inaspettati della situazione Covid-19:
non ci si poteva aspettare di essere lontani dalla famiglia, di non poter condividere con gli amici questi momenti di gioia, di dover entrare in ospedale uno per volta con la mascherina ed i guanti e trovare un personale sanitario altrettanto bardato per proteggersi e proteggere le mamme ed i piccoli. Ci si potrebbe sentire privati della possibilità di godere a pieno della gioia dell’attesa, di essere stati derubati della bellezza di una passeggiata al mare con il pancione, di un gelato preso con gli amici parlando dei preparativi per il bambino, della possibilità di acquistare nei negozi per l’infanzia il corredino. È vero che ci si adatta ad ogni esigenza, è vero che l’importante è salute del bambino e della mamma, ma dobbiamo assolutamente evitare di banalizzare, rendere superficiale, il fatto che le coppie in attesa in questo speciale momento hanno a che fare con delle incertezze in più di quelle di ogni gravidanza fisiologica. Quello che non va mai proposto alle mamme, e qui vale una regola che andrebbe applicata sempre, è la risposta banale del “poteva andare peggio”, “vabe ma basta che state bene”, e mettersi in ascolto reale ed empatico per comprendere cosa sta mancando a quella coppia e come poter poi rispondere a quel bisogno specifico, trovando delle soluzioni alternative per appagare la necessità di vicinanza, rassicurazione, informazione o qualsiasi altra dimensione la coppia senta carente. Non possiamo non pensare che la preoccupazione economica, fisiologica in ogni coppia che aspetti un bambino, in questo contesto sia più pressante e reale, considerato che molte famiglie si trovano a dover sospendere le attività lavorative (pensiamo alle famiglie sorrette dal lavoro autonomo).
Come può la coppia in attesa ricercare supporto o recuperare il più possibile una dimensione serena?
Sono stati attivati, per esempio, moltissimi corsi pre-parto online, anche gratuiti, che possono supplire alla necessità di avere informazioni pratiche sul parto, che spesso hanno l’obiettivo anche di far sentire pronta la coppia e quindi più sicura. Allo stesso tempo, molti psicologi offrono servizi online come ad esempio il nostro sos o servizi creati ad hoc per l’emergenza Coronavirus. La cosa essenziale, quindi, è quella di contrastare l’isolamento che in questo momento è fisico e obbligato, ma non per forza deve trasformarsi in un isolamento relazionale reale: piattaforme online, chat, videochiamate, la tecnologia non può sostituire il contatto umano ma può certamente contribuire in modo sostanziale a mantenere o creare nuove reti relazionali, così importanti nel processo di diversificazione del ruolo sociale che interessa la futura famiglia. Accogliamo le aspettative disilluse, prendiamoci il tempo anche della rabbia per una gravidanza che immaginavamo diversa: esprimere e non reprimere i nostri stati di animo apre le porte alla loro conoscenza, elaborazione e risoluzione. Tenere un diario di bordo della gravidanza è una buona norma, ancora di più può esserlo in questo momento in cui tutti i programmi sono stati mandati a gambe all’aria: la scrittura ci permette di radicarci, fissare i pensieri, contenerli e potrebbe anche essere il mezzo per raccontare ai bambini che nascono in questo periodo quello che si è vissuto durante la loro attesa, una volta che saranno diventati adulti.
Tenere unita la coppia ancora di più: se il papà è stato costretto a lavorare da casa, e la mamma si trova già in congedo, potrebbe essere l’occasione per condividere e godersi insieme il pancione che cresce, i movimenti del bambino, scattare foto insieme con la pancia, riordinare la casa per il bambino.
La delicatezza, il rispetto, l’accoglienza ed il supporto che si devono alle coppie in procinto di diventare genitori, in momenti di criticità sociale ed economica vanno amplificate, creando una rete di sicurezza intorno alla futura famiglia che possa sostenere ogni caduta, incertezza, paura e restituire sicurezza e tranquillità.
Una coppia serena sarà capace di trasmettere serenità e sicurezza al neonato, ecco perché essa è il primo obiettivo di salute che dovremmo tenere a mente.
Articolo a cura della dott.ssa Anastasia Zottino